venerdì 25 marzo 2011

Una luce per il Nord Africa

Cara Ilaria,
raccolgo il tuo invito di partecipare al dibattito seguito alla tua presentazione de’ “I giorni del gelsomino” il 10 Marzo alla Sala stampa della Camera dei Deputati, perché, oltre alla delusione dell’esito del referendum in Egitto del 21 Marzo, come evidenzia Marco Travaglio, su “Il Fatto Quotidiano” del 23 Marzo, tutto si sta riducendo alla guerra tra due nani: Sarkozy e Berlusconi, almeno in Italia e Francia. Le ballerine poi non mancano su entrambi i fronti, alcune di basso, altre di alto rango; per non parlare di quelle del personaggio della causa del contendere, Gheddafi, che ha, ‘sborone’, addirittura le amazzoni. È forse il contendersi di quest’ultime, il vero, il segreto oggetto della tenzone?
Certamente in Italia. Perché anche le pur autorevoli firme del quotidiano citato, tutte in prima pagina: a cominciare da Travaglio, a Furio Colombo, fino Massimo Fini e Oliviero Beha, che per me sono un buon esempio di lucido quadrunvirato del giornalismo italiano, altro non riescono a fare che godibili editoriali, articoli, che continuano ad avere il sapore del gossip. Cambia l’argomento, dalla marocchina Ruby al libico Raìs, ma rimane l’inverecondo sfottò, che mette a nudo i mali tipicamente italiani e quelli dei nostri cugini d’oltralpe. Forse stanno omettendo che gli stessi mali caratterizzano la politica estera dell’intero mondo occidentale, anche se, con contegni più dignitosi. Ma non troppo: basta pensare, nel recente passato, al pistolero texano George W. Bush & C. (leggi Tony Blair) nel triste episodio dell’Irak. Tutt’ora in corso. Quindi il problema è della Politica ma soprattutto della Cultura occidentale che non riesce a dare adeguate risposte ai problemi della modernità: quadrunvirato quotidiano compreso.
Chi sono io per sentenziare un tale giudizio? Un Visionario forse che ha cercato tali risposte e ritiene di aver trovato, non la soluzione delle stesse, ma delle ipotesi di soluzione che comunque risultano migliori di quelle che ho fino a oggi letto e ascoltato. Le ho immortalate due anni fa, con largo anticipo, in un pamphlet dal titolo “La bibbia dell’aspirante cittadino” e ho cercato, inutilmente, un editore per creare un dibattito sull’argomento. Gli editori sono interessati ad altro. Forse ai gossip? O a dar spazio e visibilità alle varie caste dei: politici, giornalisti, magistrati giornalisti…? L’elenco sarebbe infinito. Leggendo il mio pamphlet: udite, udite… in qualche modo è prevista anche la crisi del nord Africa, ma non solo. Si potrebbe facilmente invocare la saggezza del poi. E invece no perché, constatato il disinteresse degli editori, ho avuto l’accortezza di registrarlo alla SIAE. Per cui è agli atti in data certa.
Consapevole, me tapino, che non solo avevo previsto il giusto ma ipotizzato anche le soluzioni, ancora inedite, ho sentito l’obbligo di esporle. Ho tentato di prendere la parola invano il 19 Febbraio scorso, durante il 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito: Marco Pannella, come suo solito, ha saturato l’aria e i timpani parlando per oltre cinque ore in tre giorni, come ho visto fare solo a Cuba dal Leader Maximo, non dicendo praticamente nulla sulla crisi della sponda sul del Mediterraneo che aleggiava sul Congresso, nonostante la presenza di prestigiosi esuli tunisini ed egiziani.
Ho tentato di contattare l’ambasciatore egiziano in Italia, Sua Eccellenza Asharaf Rashed di persona, per telefono, per mail, con una lettera esponendo i motivi per cui chiedevo ascolto: nulla.
Sono venuto alla presentazione del tuo libro “I giorni del gelsomino”, nella prestigiosa sede della Camera dei Deputati, dove ho colto la giusta attenzione per il tuo impegno ma nulla, o quasi, su un’utile indicazione per cogliere e sostenere ciò che di stupendo è emerso dalla contagiosa insurrezione dei gelsomini.
Ai deputati presenti: On. Matteo Mecacci del Partito Radicale e all’eccellente On. Jean Leonard Tuadi dell’Italia dei Valori, ho inviato una analoga mail: nulla. Al terzo onorevole presente, Marcella Lucidi, del Partito Democratico, ho preferito non inviarla in quanto le posizioni che ha espresso, mi sono sembrate allineate con il coro che invoca l’Europa assente, che rimarrà tale e che denota una totale assenza di idee e proposte.
Mi proponi di iniziare a pubblicare sul tuo blog? http://www.ilchiasmodelleidee.blogspot.com/ Figurati se non accetto. Ti ringrazio. Inizia da questa mail. La pubblicherò anch’io sul mio blog: http://cnlradicaledemocratico.ilcannocchiale.it/ con l’obiettivo di cercare, come un cavatappi, di stappare le orecchie sorde, piene di cerume di giornalisti, editori, politici, diplomatici, intellettuali….
In assenza di altre anche semplici ipotesi di soluzione, se io ritengo di poter dare una indicazione, utile e, diciamola tutta: una soluzione ipermegalomane a ciò che sta emergendo nella società tutta, come io ho il dovere di esporla, loro, i suddetti strapagati, ostruzionisti, inconcludenti, inutili e, in quanto tali, dannosi rappresentanti di questa inamovibile oligarchia, hanno il dovere di valutarla. Sono consapevole di espormi a fischi, lazzi e pernacchie.
Io, ci metto la faccia. Ce la mettano anche loro!
Nicola Magaletti

venerdì 18 marzo 2011

I primi contributi

Un nome. Uno. Sono Rachele. Ho ventisei anni.
Ho ucciso mio figlio… non smetteva mai. Di giorno. Di notte. Sempre. Io ero sola. In una casa troppo grande.
Io e lui sempre.
Ero sola perché…
Perché, l’altra parte di lui… l’altra parte di me… se n’era andata.
E io ero sola. In una casa troppo grande.
Avere lui era avere ancora suo padre. E avere davanti suo padre era trovare davanti ai miei occhi l’amore della mia vita. Lui che un giorno è uscito e non è più tornato.
Gli stessi occhi chiari, verdi azzurri. Una fotografia. Lo stesso lui.
Questa notte, come tutte le notti, Davide si è svegliato per mangiare, ma non è bastato.
Urlava forte. Troppo forte.
È stato un attimo.
Volevo dormire, farlo dormire.
Volevo non vederlo… non vederli più.
E l’ho stretto forte.
Il suo corpo era piccolissimo.
E improvvisamente Silenzio. Non un rumore, un grido, solo silenzio. Silenzio e basta.
PACE.
E due occhi, due piccoli grandi occhi chiari, verdi azzurri, VUOTI.


Ora finalmente respiro. Riesco ad ascoltarmi. Ad ascoltare il mio respiro. Il mio pianto. La mia fame.
Ora che sono davvero libera da te. Io vivo.

I primi contributi

A Petra, un giorno qualunque



Ti allattavo sotto una tenda multicolore quando tuo padre si è avvicinato e sfiorandoti una guancia ha detto che sarebbe andato a cercare lavoro lontano……sono passati quattro anni…….

Wael, figlio mio…che madre sono? Che vita ti offro?
Il rosa delle rocce, i disegni del vento, i tesori passati, i racconti antichi dei fasti nabatei. Potevo essere principessa e tu il mio principe..ma tu lo sei il mio principe, amoroso e fedele.
Mi osservi, con gli occhi pieni di futuro, ma quale? Mi giudichi una madre incapace?
Sei felice perché non conosci ciò che vive al di là della montagna rosa, sei felice per la tua ingenuità, la tua incoscienza, per l’incapacità di mentire, con la tua segreta, nascosta esuberanza.
Osservi con i tuoi occhi verdi, trasparenti, gocce di sincerità, e con un sorriso curioso, le persone che incontri, che ogni giorno vengono a visitare queste meraviglie i cui tu vivi e sei te stesso: ti accarezzano, ti fotografano,i tuoi coetanei ti guardano perplessi mentre gli vendi pietruzze e coccetti colorati.
Forse ti invidiano: loro hanno troppo e desiderano di più.
Tu con una caramella in una mano ed un soldino dall’altra apri il tuo cuoricino al sorriso più sincero che ogni madre vorrebbe regalare al proprio figlio.
Ti ho raccontato poche favole, le storie dei tuoi antenati, storie di sogni, speranze, al di là della montagna rosa, ma tu non sei fuggito, non vuoi lasciarmi. Una palla colorata ed un fischietto sono i tuoi giochi preferiti, la tua unica distrazione.
Conosci il valore di un sorriso, una carezza, la complicità del tuo cuore con il mio.
Ma che vita ti offro? Che madre sono?
Wael, figlio mio………………


Emma Rosati

i primi contributi

Cammino.
E ci sono, qui, tra tanta gente.
Eppure ogni giorno di più sento di svanire,
Diventare invisibile,
Trasparente agli sguardi veloci e famelici del mondo.

Scongiuro la morte.
La mia anima vitale si fa sospingere dal sogno.
Oggi ancor più di ieri sente di gridare.
Volere un Figlio,
Incurante dello spazio morale, naturale, di ogni legittimazione.

E' un desiderio che sa di profonda e carnale umanità, il mio.
Prepotente si fa strada,
Cammina stranamente a braccetto
Con una chiusa solitudine di Donna,
Forse sconfitta.

La fine di una storia, ecco, è già qui.
Con quel senso di cambiamento, di trasformazione
Si avvicina al soffio della morte,
Quell'alito che nessuno può sanare.

Sento svanire la speranza,
Sento le lacrime asciugarsi bruciando sulle mie ciglia.
Dio dove sei.
Figlio mio Chi mai sarai.
(Lucia Scavo)

Palermo, 11 Novembre 2009

I primi contributi

Anche la neve è viva
di Maria Gabriella Manno
Sospeso nel tempo. Così immagina il rilassamento del suo corpo. E disteso morbidamente nello spazio, alla luce sottile di un’alba di un giorno qualunque.
Sono ormai diverse ore – no, non può sapere quante: sei, dieci? Forse solo una – che trattiene il respiro cercando di non muovere assolutamente alcuna fibra, alcun muscolo, nessuna impercettibile contrazione e più trattiene più si accorge di quanto rumoroso e inquieto sia un essere vivente. Quanto desidera in questo momento il silenzio e la quiete della morte. Quanto preferirebbe mille volte la paralisi di ogni impulso umano del suo corpo, una dimensione pietrificata della sua espressività che ora, davvero, non servirebbe a esprimere niente altro se non la sua celata postazione.
“Vai bambino/ vai in quel mondo/ dove la luna assiste il tuo sonno…”
Ora no. Il ricordo tessuto nelle maglie della mente si dispiega con prepotenza: una madre seduta per terra abbraccia suo figlio e gli canta una nenia. “Vai bambino/ vai…” Perché il pensiero non si ferma e ripete costante la stessa canzone? Gli occhi di quella donna che guarda e non vede, le sue mani tremano e il corpo si muove come un pendolo, avanti e indietro piegato su se stesso. Un’immagine fissa difficile da cancellare. La volontà può aiutarlo, sì meglio pensare a quell’altro corpo di donna, caldo, svelato, toccato, schiacciato nell’amplesso. Non ricorda il suo nome, però. La volontà. La forza. Quante parole hanno cambiato il loro significato. “Vai bambino/ vai in quel mondo/ dove la luna assiste il tuo sonno/…” La volontà. Quando aveva deciso non sapeva ancora quali altri sentimenti inesplorati esistevano in lui. Aveva provato l'amore, aveva vissuto abbandoni, aveva provato pietà. Forse. Ma quando aveva deciso i suoi piedi erano stanchi, le preghiere si erano trasformate in abiti usati riposti nell’armadio per la prossima stagione e, si sa, l’anno dopo c’è sempre qualcosa che si butterà via, c’è già qualcosa che non vuoi più, che non ti piace più ma lo riponi, comunque. In un armadio. Per un’altra stagione. Un giorno lo butterò o un giorno potrà servire. Ricorda che aveva sempre pensato che, senza fornire inutili giustificazioni, la tendenza fondamentale di chi persiste nel ripetere costantemente lo stesso errore fosse quella di sperimentare la coerenza fra tempo e azione. Ricorda che aveva sempre detto che non ci sono comportamenti giusti o sbagliati in sé, ma cose adeguate in alcuni momenti e assolutamente inutili, quando addirittura distruttive, in altri. Una sorta di relativismo applicato al quotidiano che, forse, contrastava con la sua rigorosità. Prendiamo ad esempio in considerazione il caso in cui uno qualunque - una persona, un uomo o una donna ad una particolare età - si trovasse un giorno – uno qualunque di un certo anno in un dato secolo – a rispondere ad una richiesta proveniente dalla sua precaria alchimia terrestre. Sente che deve decidere. Sente che è necessario, proprio in quel momento, che lui faccia una fottuta scelta. E questa scelta non ha niente che somigli a quello che ha contraddistinto la sua vita fino a quel momento. Come una fiera che vive nella steppa e debba un giorno decidere (e la decisione dipende solo da lei) di vivere in cattività. Come una nave che decide di solcare laghi invece di oceani; come un medico che uccide anziché guarire un suo paziente. Come un uomo di pace che sceglie di entrare in guerra - dirà poi che ne sono responsabili le circostanze.
E non tutte queste cose come metafora, come racconto attraverso le analogie del sentire di quest’uomo, non un aiuto offerto al lettore per avvicinarsi alle emozioni di una narrazione, per comprendere ciò che non si può o non si riesce a descrivere. No, non una tattica peraltro consueta dello scrittore che ti avvicina all’immagine per farti intravedere anche la cornice. Semplicemente Lucas è tutte queste cose: medico lo era diventato molto presto, una laurea presa velocemente, studiando anche la notte per poter esercitare subito senza perdere tempo, brama di aggiustare, di mettere a posto, di sconfiggere la morte. E poi la rabbia da sempre, come una fiera, rabbia come energia, come spinta, come calci autogeni, strappati alla pigrizia e alla mancanza di stimoli ogni qualvolta sentiva che il suo corpo si accasciava per cercare una posizione comoda. La rabbia di suo padre. La rabbia per suo padre. E poi il mare e l’andar per mare come terapia, come conquista, come orgasmo puro, come silenzio. Il silenzio delle cose che sanno e che non dicono. Il silenzio del pescatore. “Dove sarà ora la mia nave?” pensa Lucas.
Tutto rivoltato. Tutto stravolto quando aveva deciso di fare anche lui la guerra, di unirsi agli uomini che avevano cercato un’arma qualunque, un fucile da caccia, un’arma trafugata e nascosta in sottoscale puzzolenti di muffa, ed erano andati incontro ad altri uomini che, si vedeva, erano tremanti di collera, scossi dalla dissonanza fra le differenti spinte che venivano dall’anima e da quelle che fuoriuscivano dalla mente. Si deve combattere – non si uccide – la necessità della guerra – sei un uomo come me – distruggere – costruire: “Avevo costruito la mia casa. Un giorno l’ho vista bruciare.” Pensa Lucas.
Lo sparo. E poi un altro, più lontano. “Non devo muovermi ora, non ancora, ti prego. Amico mio mi sento in colpa per volerti sopravvivere. Non muovo neanche un impercettibile muscolo di una mano per provare a salvarmi. Non mi muovo ma mi sento colpevole. Ti giuro, amico mio, non è colpa mia è la vita che vuole vivere, l’istinto di sopravvivenza che caratterizza noi umani e ci rende simili agli animali, alle piante…non è colpa mia se voglio vivere”. Pensa Lucas guardando il corpo dell’amico morto.
“Vai bambino/ vai in quel mondo/ dove la luna assiste il tuo sonno/ dove le stelle ti guardano e ridono/ dove anche il cielo ti parla cantando./ Vai bambino/ vai senza paura/ anche se è buio la vita ti culla/ anche se è freddo tu pensa alle nuvole/ che stanno da sempre a proteggere il sole./ Il tuo respiro sta sul mio cuore/ ma non sentire freddo mio amore/ senti il silenzio che crea tutto intorno/ la neve che viene a vestire i tuoi sogni./ Vai bambino/ vai in quel mondo/ senza temere la morte del sonno/ sei al sicuro qui sul mio corpo/ il cielo saluta/ le stelle ti abbracciano/ anche la neve per te è viva.” Aveva ascoltato la donna cantare una ninna nanna per strada abbracciata al suo bambino era il 14 Ottobre del 1991, la città di Vukovar era sotto assedio, la guerriglia impazzava, la gente fuggiva, Lucas aveva trovato un fucile. Aveva deciso.
E oggi dopo più di un anno continua a combattere ma non può muoversi, potrebbe essere visto. Intuisce solo ora che la mente cerca di aiutarlo: lo culla dolcemente al suono della voce di quella donna che tenta di salvare il suo bambino dagli incubi e dalla follia umana. Non c’è bisogno di muoversi per piangere e le lacrime non fanno rumore.


Gabriella Manno

Da oggi è possibile partecipare al concorso letterario...

Concorso letterario Il chiasmo delle idee
Concorso Internet di libera scrittura sul tema "Maternità/creatività tra sogno e incubo"

Target: il concorso è aperto a tutti, uomini e donne senza alcuna limitazione;

Motivazioni dell'iniziativa: l'ispirazione nasce dal monologo in versi "Prima che sia buio" di Ilaria Guidantoni scritto e rappresentato per Watoto e apre un percorso di riflessione letteraria e non solo sull'argomento della maternità, non legandolo esclusivamente al punto di vista del femminile, scandagliandone le profondità sul doppio binario sogno/realizzazione, da una parte; violenza/incubo dall'altra.

Obiettivo: promuovere una cultura della vita, della maternità consapevole e responsabile, combattendo sia la deriva dei Paesi ricchi, del nord, cosiddetti evoluti - con la colpa di una maternità spesso negata - sia la minaccia in atto nei Paesi poveri, del sud del mondo, cosiddetti 'primitivi', dove la maternità è troppo spesso imposta.
L'impegno sociale e di sostegno economico che corona questa iniziativa intende offrire un supporto economico per l'alimentazione dei bambini che incentiva i genitori a non lasciarli per strada ma ad iscriverli a scuola con la promessa di un pasto caldo.
Istruzione vuol dire allontanamento dalla strada, dalla povertà e dalla solitudine interiore; una possibilità di riscatto e di crescita; maggiore informazione e consapevolezza di se stessi e quindi, maggiore probabilità di uno sviluppo affettivo e di una vita sessuale e sentimentale sana. In altre parole, un binario lungo il quale costruire una famiglia ed una società mature.

Contenuto e modalità: chi si iscrive al concorso deve comporre un testo sul tema della maternità, come atto di creatività per eccellenza, simbolo della vita stessa e pertanto gesto estremo che rappresenta il sogno così come l'incubo.
Il testo – che dev’essere scritto in times 12 -può essere una composizione in versi (non meno di 10 righe, non oltre 30); un breve racconto; articolo giornalistico; pièce teatrale; dialogo letterario; brano di diario; lettera; preghiera di una/massimo due cartelle giornalistiche (60 battute per 30 righe).
L'autore potrà decidere se firmarsi ed essere citato o scegliere la via dello pseudonimo o dell'anonimato, dando alcune coordinate per la presentazione.

Data di consegna ed utilizzo dei testi: dev'essere consegnato entro e non oltre il 31 maggio all'indirizzo email:
uff.stampaguidantoni@libero.it con oggetto: concorso letterario
"Il chiasmo delle idee" al quale si potranno anche inviare richieste di precisazioni. Entro il 10 giugno sarà comunicata la selezione dei 10 contributi scelti per essere letti e interpretati, con opportune limature in un testo di rappresentazione collettiva preceduto dal monologo in versi "Prima che sia buio" e seguito da un breve racconto inedito della stessa Ilaria Guidantoni in occasione di una serata per gli auguri di natale che si terrà probabilmente a Roma mercoledì, 2 dicembre.
Tutti i contributi saranno raccolti poi in una pubblicazione finale.
Il ricavato dell'evento-rappresentazione e della vendita copie sarà devoluto a Watoto.

Ringraziando dell'attenzione, i miei più cordiali saluti.
Ilaria Guidantoni

Riflettendo I giorni del gelsomino

Rileggendo I giorni del gelsomino
Il libretto I giorni del gelsomino, Lontano dagli occhi vicino al cuore raccoglie emozioni e notizie su alcuni momenti della rivoluzione di Tunisi. L’autrice, Ilaria Guidantoni, che ha instaurato un profondo rapporto con la cultura del Maghreb, ha ricevuto la notizia della rivoluzione, durante un soggiorno romano. Il sentimento di nostalgia e preoccupazione si fonde nel ricordo dei profumi e dei costumi tunisini.
Le informazioni telefoniche, i collegamenti web raccontano le realtà delle proteste rivoluzionarie, impegnate a difendere dignità, cultura e libertà. E’ interessante leggere le sensazioni dell’autrice che scrive facendo sgorgare le risposte dell’anima con sentimento spontaneo per gli eventi, nel pensiero degli amici e delle persone care, su cui aleggia il profumo del gelsomino, pianta simbolo della Tunisia. Secondo il racconto di Ilaria Guidantoni sono gli uomini tunisini a mettere dietro l’orecchio un rametto del profumato fiore.
I ricordi dell’esperienza di vita tunisina tracciano un profilo della condizione di un popolo che da oltre un ventennio non può esercitare il diritto di voto e non può leggere un quotidiano non allineato al regime. La realtà di una rivoluzione ha conosciuto morti e dolore nell’indifferenza dell’Europa. La Francia sembra addirittura aver fornito l’aereo all’ex Presidente, ma non l’asilo per non irritare la nutrita comunità tunisina.
La Tunisia ha accolto turisti europei poco attenti. Nessuno si è mai accorto delle reali condizioni del paese, affascinati dal colore e dal costume esotico del luogo. Per i politici europei poi è più interessante tenere tranquilli e sotto controllo paesi che affacciano sul Mediterraneo agitando spesso lo spettro dell’integralismo.
La lettura degli eventi, il sentimento di umana solidarietà nasce da una partecipazione verso la condizione dell’altro, che potremmo essere un giorno noi, se ancora ci fosse il sogno, la capacità di difenderlo.
Le pagine, scritte il 20 gennaio, sono il risultato di informazioni che giungono dal fronte tunisino, da agenzie di stampa internazionale e dalla stampa italiana. Il mondo europeo mostra di essere ignaro di alcune realtà, di improvvisi assetti di guerra e coprifuoco marziale. Le agenzie hanno parlato della guerra del pane in Tunisia. In realtà il pane non costa nulla e il suo prezzo è salito durante la rivoluzione. Dopo la lettura del libretto c’è per l’ennesima volta la sensazione di essere stati gabbati, di non essere più capaci di stare al mondo con la propria integrità mentre l’autrice si augura che i gelsomini tornino a fiorire e i ragazzini a venderli nelle loro ceste.
Vittoria Biasi

lunedì 14 marzo 2011

Voci di Tunisi, Leggendo “Prima che sia Buio” e seguendo la suggestione degli odori

Voci di Tunisi,
Leggendo “Prima che sia Buio” e seguendo la suggestione degli odori
Lorenzo G., Un amico che ha assisto alla presentazione mi ha inviato questo testo: dicendomi “a proposito di olio fritto, quello che il tuo libro mi ha fatto ricordare: per me che sono nato a Tunisi era l’odore che sentivo nelle strade. L’odore del brik,…”
Paparone fut un boulanger, un pâtissier, un glacier et un four à la disposition de tous pour cuir au feu de bois le poisson, le tajin, le couscous ..... enfin tout.....
OY (cri de guerre des tuns) La pizza Memmi, la chantilly de paparone, les kaki du belvédère, le casse-croûte de chez azar ou rien n'était laissé au hasard, les grillades de chez Fneyen avec "Albert as-tu du coeur, le complet de chez Bichi, les citronnades l'orgeat et les croquants, les frigolos de Cacciola, les cornets de frites de Kherredine, les sandwichs de Collini, le lablaibi au Port, le lait de poule du capitole, le café vert, la boukha et la boutargue... La pêche au bloc, la trimoligne chez "rouge". La sieste après le bain les belotes sanglantes et les chkobbbbba!!! L'U.S.T et kiki lakhal, le terrain blanc, les noyaux d'abricots, la manille et les castels, les billes, les Agaths et les kix à l'américaine, les verres à soie et les feuilles de mûres. Les dunes, la tour blanche, l'hacienda, le bey's paladium, l'olivier rouge la baraka et tous les sbaïbars...Le cinéma découvert du Kram, la couleur du ciel, les jasmins, le tfel, le palmarium, le colisée, le T.G.M et puis tous les copains c'étaient le kif. Yahyia Bourguiba Harissa.com c'est comme si on se retrouvait en bas dans la rue dans le quartier et sera peut-être le point de départ pour créer notre confrérie au même titre que les franc-maçons. Créons cette entité je suis sûr qu'on sera coté au N.A.S.D.A.Q très très vite.
P.S:Je regrette que nos enfants n'aient pas connu ce paradis
Le fils de Paparone

venerdì 11 marzo 2011

Presentazione de' "I giorni del gelsomino" Camera dei Deputati, Sala Stampa, 10 marzo 2011

L'attore Marco Marelli, l'on. Matteo Mecacci, l'autrice Ilaria Guidantoni,
Marcella Lucidi, l'on. Jean Léonard Toudi

l'autrice, Marcella Lucidi, l'on. Jean Leonard Toudi



martedì 8 marzo 2011

Da Prima che sia buio a’ I giorni del gelsomino, un viaggio senza interruzione

“L’incombere del quotidiano quando si assaporano ancora i ricordi di un passato che non vuole congedarsi. La paura di vivere senza sentire, di vivere senza lasciare, il timore di non vivere ma lasciarsi vivere, fino all’esplosione di emozioni difficili da contenere, troppo delicate per essere trattenute, troppo dolorose per essere urlate, descritte allora con leggerezza e mai ostentate. Prima che sia buio anticipa gli odori di una vita passata che chiede di essere vissuta de I giorni del gelsomino, la nostalgia di quello che sarà, ma che ora è solo una speranza, la gioia muta di una conquista, mista al terrore della devastazione, espressa con la dignità di chi osserva, senza interpretare, una lotta non sua, anzi anche sua o forse troppo sua da condividere con chiunque abbia ancora voglia di vedere e sentire.”

Angela Belluscio

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma
Ilaria Guidantoni insieme all'attore teatrale Giuseppe Bisogno, che ha curato le letture, e al musicista Edoardo Inglese, autore di una selezione di brani musicali

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012
Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata a Milano", libreria Milano Libri. Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, il presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi, e Laura Silvia Battaglia, inviata esteri di Avvenire. Letture a cura dell'attore Michele Mariniello

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012
Ilaria Guidantoni ospite di RADIOLIVRES, con Vittorio Macioce, caporedattore de' Il Giornale, ed Edoardo Inglese,"musicante", in una serata di parole e musica

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo
L'autrice tra Lorenzo Veroli, il Segretario del Club e Chiara Ercolino

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012
Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, l'on. Elisabetta Zamparutti (Radicali Italiani) e il giornalista tunisino Salah Methnani, inviato di Rainews24

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"
Marzia Messina, ideatrice del progetto e realizzatrice per "Prima che sia buio" della foto dell'autrice

Il fotografo di 365D Sham Hinchey

Il 29 agosto di 365D

Con Raffaella Fiorito, mia vicina di calendario

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Metti una sera d'estate, prima che sia buio...

"Prima che sia buio" incontra l'arte alla Galleria Barbara Paci di Pietrasanta

Ilaria Guidantoni e Barbara Paci

La scrittrice con i genitori

La scrittrice tra Daniela Argentero e Barbara Paci

La scrittrice tra gli amici

Leggendo "I giorni del gelsomino" con il pittore Agostino Rocco

Leggendo "Colibrì"

L'autrice con Agostino Rocco

A Jorio, dedicato a Pistoia, alla Toscana e a una città d'arte

Tra Firenze e Pistoia

Con il pittore Agostino Rocco tra parole e immagini